La grande regressione. Quindici intellettuali da tutto il mondo spiegano la crisi del nostro tempo by AA.VV
autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, General, Philosophy
ISBN: 9788858832912
Google: S7paDwAAQBAJ
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2018-05-09T22:00:00+00:00
La battaglia narrativa che ci aspetta
à chiaro dal 2008 che la globalizzazione andrà in frantumi, a meno che non si abbandoni il neoliberismo. Questo processo è già cominciato.
Lâattrazione fatale che il neoliberismo ha esercitato sullâélite e su due generazioni di economisti professionisti era dovuta alla sua perfezione apparente. Il suo contenuto economico ha confermato lâidea che il capitalismo consista fondamentalmente nel mercato, nella sopravvivenza del più adatto e in uno stato minimo. La sua forma politica era perfettamente compatibile con lâassunto liberaldemocratico fondamentale: noi siamo prima di tutto cittadini, non lavoratori o padroni, e i nostri diritti sono innanzitutto individuali, non collettivi. Anche adesso â con Renzi caduto, Hollande che si trascina verso la fine del suo mandato e Schäuble che chiede ancora più austerità in Grecia â lâélite sociale e politica del neoliberismo stenta a mettere in questione la sua mentalità essenzialista. Una rottura si sta invece consumando nella direzione opposta. Il populismo autoritario che sta mobilitando una minoranza di elettori dei ceti popolari in tutta Europa rappresenta, al fondo, unâistanza di de-globalizzazione. La sua natura reazionaria non sta solo nella preferenza per il razzismo, lâislamofobia e il conservatorismo sociale, bensì nella totale ignoranza della complessità del compito.
Il nazionalismo economico di oggi, a differenza di quello degli anni trenta, deve smantellare un sistema complesso, organico e resiliente. Questâultimo può crollare facilmente â attraverso una guerra valutaria o una serie di imponenti cancellazioni del debito â, ma così facendo renderebbe le città dei paesi perdenti simili a New Orleans dopo lâuragano Katrina.
Per fortuna, la demografia politica delle masse va in una direzione del tutto contraria a quella degli anni trenta. Le libere confessioni e i comportamenti individualisti detestati dallâultradestra xenofoba sono profondamente radicati in unâintera generazione. Secondo YouGov, nel Regno Unito, benché il 19 per cento delle persone abbia un forte orientamento di destra e il 29 per cento un orientamento centrista âautoritario e populistaâ, la fetta più grande â il 37 per cento â appartiene alla âsinistra liberale, internazionalista e filoeuropeistaâ.3
La società moderna non è equiparabile alla Repubblica di Weimar, dove la tolleranza e il multiculturalismo non erano che una patina sottile dietro alla quale si celavano mentalità reazionarie, gerarchiche e nazionaliste. Lâattaccamento ai diritti umani e alla loro universalità , i nuovi comportamenti, le nuove convinzioni e i livelli di tolleranza attuali sono il prodotto sia del cambiamento tecnologico sia dellâistruzione. Dovrebbero essere estirpati con forza dalle menti, dai corpi e dalle microstrutture della maggior parte delle persone al di sotto dei trentacinque anni.
Altrove ho sostenuto che il proletariato industriale non solo ha fallito nellâopporsi al neoliberismo durante gli anni ottanta, ma, a seguito della rivoluzione tecnologica, si è visto sottrarre il suo ruolo di attore del cambiamento sociale da un gruppo più amorfo che il sociologo Manuel Castells ha chiamato âlâindividuo interconnessoâ.4 Tale gruppo non include solo gli strati più bassi della classe dei professionisti e degli studenti, ma anche larghe parti della forza lavoro ordinaria: lâinfermiera, il barista, il programmatore informatico. Anche quel che rimane della forza
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